Le misure del flusso di linfa aiutano a comprendere le relazioni tra la pianta e l’acqua, e trovano applicazione in un gran numero di settori. I differenti potenziali idrici tra suolo, pianta e atmosfera, così come le forze capillari, sono alla base del flusso, che è responsabile del trasporto di nutrienti dal suolo alle foglie ed alle cellule attive.
Classicamente, ogni sensore è costituito da due aghi con termocoppie di tipo T (rame-costantana) ed un filo riscaldante. Gli aghi si inseriscono uno sopra l’altro nel tronco, e sono collegati in modo da fornire come segnale la differenza di temperatura tra i due, che è a sua volta funzione della velocità del flusso di linfa. Teoria e principio di misura furono applicati per la prima volta dal Dr. Granier presso l’INRA di Nancy, ottenendo grande successo per costo, affidabilità e semplicità.
Nel corso degli anni il metodo ha tuttavia evidenziato alcuni limiti, legati soprattutto all’aver di proposito (e per semplicità) ignorato alcuni aspetti della fisiologia della pianta (il differenziale termico naturale tra diversi punti della corteccia, e l’esclusione teorica di traspirazione notturna).
Per ovviare a tali limiti, sono stati sviluppati altri metodi, così come sensori che affiancano agli aghi tradizionali, due termocoppie di riferimento che misurano in continuazione i gradienti naturali di temperatura all’interno del legno, che possono raggiungere 1,5°C, correggendo così i differenziali misurati dagli aghi.